SUI SENTIERI DELLE FIERE
A CURA DI EDOARDO DI MAURO
CASTELLO DI ARCETO
2007






L’ENIGMA DELLE FIERE

“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.”
PAUL KLEE

Quattro sale suddivise tra pittura ed installazione. Una modalità dicotomica, di cui si serve l’Artista per andare ad interagire direttamente con lo spazio. Senza mai aggredirlo, al contrario cercando sempre un possibile dialogo. Sui sentieri delle fiere è lo sviluppo pittorico di un discorso iniziato in precedenza, che vede la luce al centro di tutto. Luce che diventa evento, simbolica tensione verso l’infinito, che esplode trasformandosi in energia. Luce che si mostra come atto, definendosi attraverso una pittura cosmica che affiora dagli abissi anelando all’eternità.
Giordano Montorsi si muove lungo il confine ambiguo dell’astrazione, senza mai abbandonare la figurazione. Rimanendo volutamente borderline, creando un ciclo crepuscolare e profondo che si estende a diversi livelli, e che oltrepassa un discorso prettamente iconografico per spostarsi su un piano del tutto concettuale. Poiché la scelta estetica non prescinde da una poetica che ha rimandi prettamente spirituali e ad un sottotesto che allude ad una dimensione altra, sconosciuta ed invisibile. Nella prima sala avviene l’epifania che introduce al racconto. Con due suggestive opere pittoriche parietali di enormi dimensioni (5 metri di lunghezza), giocate su cromatismi accesi, "Dormono le verdi valli al tramonto" e "Notti di fuochi insonni", poste una di fronte all’altra in tutta la loro potenza strutturale, Giordano Montorsi mette in scena il mistero delle sue fiere ancestrali - forse animali, forse resti di scheletri o ancora umani dalle bassezze inenarrabili discesi agli inferi – che sembrano affiorare - silenti ma vigili - dalla luminosità diffusa e dalla materia solidificata strato su strato, come improvvise apparizioni. Presenze che si rivelano agli occhi emergendo dal magma pittorico, lasciandosi intravedere appena attraverso le colature vibranti, le sgocciolature dense del dripping violento di una irrazionalità attiva, e le modulazioni di toni di verde intenso e di ardente rosso fuoco. Nell’installazione "Still life: frammenti dell’avvenire", un’inquietante visione che si snoda per due sale, la vita e la morte, rappresentate dall’interazione tra la bambina e i teschi, sembrano trovare un rassicurante accordo rapportandosi tra loro. E del resto, i binomi vita-morte, visibile-invisibile e luce-tenebra, sono elementi ricorrenti nelle differenti serie dell’Artista, così come l’impetuosità ossessiva del gesto, ripetuto qui nei disegni incorniciati che costruiscono una sorta di magico contenitore-scatola, rivelando alfabeti di segni puntinati e ricorrenti, reticolati simbolici ed esoterici che inviano messaggi dai significati reconditi.
"Aurora degli abissi" chiude il cerchio, con il ritorno, attraverso un colore stratificato illuminato da fonti luminose, ad una stesura pittorica modulata in visione astratta.
Una pittura dunque che si trasforma in cosmologia arcaica, in cui il mito si fonde alla narrazione, la contemporaneità alla simbologia antica. Una gestualità che si affida all’ ignoto in cui alberga l’enigma. Poichè tutto il lavoro poetico di Giordano Montorsi è un arcano mistico irrisolvibile. La soluzione è affidata al sentimento e all’interpretazione di chi guarda e quindi soltanto ipotizzabile. E’ un rebus labirintico da non potere o non volere sciogliere. Per non inquinare con la razionalità del pensiero la solenne sacralità dell’opera.

Francesca Baboni, ottobre 2007.

Leggi il testo di Edoardo Di Mauro